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Carlo Matarazzo, il ricordo degli amici in pista e la gallery.
Oggi. Il ricordo di Alessandro Nannini.
“Sono l’ultima persona sulla quale fare affidamento per memoria - ci ha così tenuto a precisare l’ex pilota di Formula 1, sempre scanzonato - ma quelli erano anni belli. Carlo lo ricordo bene. Forse proprio perché era un ragazzo gentile e non ce n’erano tanti. Aveva anche tutti i numeri per crescere bene. Ma, per essere vincenti, di stagioni intere ne occorrevano almeno due, anche tre”.
Oggi. Il ricordo di Francesco Gallo, responsabile di vettura alla Forti Corse (1982).
Sul suo profilo social si legge: “Le corse, il mio stile di vita. Da una passione a una professione”. Francesco Gallo ha vissuto la sua vita professionale nelle corse. Oggi si gode il riposo ad Alessandria, innanzitutto con la famiglia. Ma fino a qualche anno fa girava le piste di tutto il mondo, dapprima come meccanico e poi come ingegnere di pista e responsabile tecnico di squadra. Le prime esperienze proprio in Formula 3, Formula 3 internazionale, poi Formula 3000 e fino alla Formula 1 con Osella, Fondmetal e Scuderia Italia.
Più di dieci anni nella gestione tecnica di una serie monoposto in Spagna alla Scuola Piloti Emilio de Villota. Tanti i piloti incontrati. Max Papis, Vincenzo Sospiri, Fabrizio De Simone, Stefano Modena, Nicola Larini, Piercarlo Ghinzani, Gabriele Tarquini, tra i nomi più noti non solo tra gli appassionati. Tanti gli episodi vissuti in prima persona. Le chiacchierate tra Stefano Modena ed Ayrton Senna per scambiarsi segreti con immensa reciproca stima all’epoca della Formula 3 a Macao. Le nottate nel bilico con le lezioni notturne di Enrique Scalabroni, il progettista argentino che sarebbe poi arrivato anche alla Ferrari F.1 nel 1989.
Una storia che, curiosamente, per Francesco Gallo, passa proprio per Avellino.
“Proprio così, sono originario di Pontecagnano dove è nato mio padre, mentre mia madre è nata ad Atripalda. Per lavoro di mio padre ho vissuto l’infanzia ad Avellino, abbasc a’ Ferrovia, per la precisione – esordisce subito e saltando con grande scioltezza dalla musicalità dell’inflessione piemontese per approdare a quella irpina – Anche per questo mi sono legato subito a Carlo. Eravamo giovani entrambi, lui anche più piccolo. Alle Forti Corse ci sarei rimasto ancora per un po’ di anni vincendo per la prima volta il Campionato Italiano Formula 3 nel 1985 con Franco Forini. E tra l’altro Carlo venne da noi per fare squadra nel 1982 proprio con lui. Entrambi agli inizi, ma Carlo era anche meno esperto di Forini. Io ero responsabile proprio della sua vettura. Devo dire che, nonostante le poche gare disputate prima, riusciva subito ed esprimersi ad un buon livello. Aveva un fisico importante, da sportivo, le gambe sembravano quelle di un calciatore, ma sulla resistenza ancora non riusciva ad esprimersi dove avrebbe potuto. Ricordo che quando il nostro team manager, Forti, vedeva che con gomme usate faceva buoni tempi, voleva farlo rientrare per mettere la gomma nuova. Ma diceva che non ce la faceva. D’altra parte sapeva anche lui che per fare il tempo con la gomma nuova il pilota deve sopportare uno stress fisico molto maggiore e soprattutto a quell’epoca, con le macchine di allora, molto dure da guidare. Per noi era un giovane molto promettente. Nonostante non conoscesse ancora bene le piste e la vettura andava decisamente bene. Poteva crescere, non ho dubbi ed anche vedendo quello che ha fatto poi Forini che qualche anno dopo vinse il titolo e riuscì anche da arrivare in Formula 1 con la Osella”.
“Altra dote che aveva, veramente molto importante - continua – è che non commetteva errori. E se uno va forte senza fare errori vuol dire che sta ancora gestendo un margine di miglioramento. Peccato che poi abbia dovuto smettere. Personalmente non credo che nella scelta abbia inciso l’incidente di Monza, non credo neanche che ne fosse responsabile, perché di errori non ne faceva. Il mio rammarico è di non aver avuto occasione di parlarne dopo con calma. Mi accennò che era venuto meno un appoggio sul quale contava. Veramente un peccato”.
“Era una bella persona anche fuori dalla vettura – conclude Gallo – molto elegante. Ricordo come fosse ricercato nell’abbigliamento, negli accessori, ma erano i suoi stessi modi sempre molto gentili. Si capiva che veniva dalla ‘buona famiglia’ e che si aveva cura di lui. E questo a prescindere che sapessi che il papà era costruttore ed era stato Presidente dell’Avellino calcio. Carlo all’apparenza sembrava schivo, un po’ scostante, ma era solo per timidezza, perché poi conoscendolo si stava insieme con grande piacere. Ogni tanto riaffiorava un velo di amarezza, avevo capito che nelle corse aveva un rifugio dopo qualche esperienza che lo aveva segnato. Ma quando era in pista era felice e sono convinto che aveva tutte le doti di un potenziale campione”.
Il 17 febbraio 2020 Carlo avrebbe compiuto 60 anni, ma ci ha lasciati prima, il 25 aprile 2008.
Il ricordo però è sempre forte, anche negli appassionati ed in chi lo ha conosciuto sui campi di gara.
Grazie allo scrupoloso lavoro di archiviazione del fratello Antonello, artista apprezzato interprete del Medialismo, da oggi è qui pubblicata (sul sito www.automobilismoirpino.it) una ricca gallery fotografica dedicati ai momenti più spettacolari della sua carriera.
Qui tutti i risultati sulla stampa specializzata.
Carlo Matarazzo, la gallery.